I 10 neopro’ più attesi del 2018 dodici mesi dopo

Come ogni stagione, anche a fine 2017 vi avevamo proposto i dieci neoprofessionisti più attesi per l’anno successivo. Il passaggio dai dilettanti ai grandi è sempre un momento difficile nella carriera di un ciclista, con il dislivello tra le due categorie che ha portato alcuni atleti a deludere le aspettative e altri a ottenere risultati insperati. La prima stagione è un momento chiave del passaggio, sia perché permette di fare esperienza con i grandi sia perché permette agli atleti di capire su quale terreno specializzarsi per il loro futuro. Vediamo come è stato il debutto nel grande ciclismo dei dieci “rookie” che dodici mesi fa avevamo indicato come promesse.

1. Pavel Sivakov (Sky): In uno squadrone come la Sky emergere al primo anno da professionisti, soprattutto se sei un corridore da corse a tappe è praticamente impossibile. Malgrado l’innegabile talento il corridore franco-russo non ha fatto eccezione, considerando anche l’esplosione del ben più maturo Egan Bernal, che aveva avuto già alcuni anni da professionista per confrontarsi con i big. Per il classe 1997 tanto lavoro dunque da gregario, per imparare al fianco dei capitani e iniziare il suo percorso senza pressioni. Tralasciando il secondo posto nella crono dei campionati nazionali, il miglior risultato è stato dunque il quarto posto alla Settimana Coppi e Bartali al servizio di Diego Rosa, poi vincitore, ma anche un interessante sesto posto nella crono finale del Giro di Svizzera, concluso in 14ª posizione. Non brilla alla Vuelta a España, che deve lasciare anzitempo, ma inizia a farsi le ossa.

2. Bjorg Lambrecht (Lotto Soudal): Tanto apprendistato, ma già l’opportunità (ben sfruttata) di lasciare il segno. Il 21enne belga non si fa intimidire e al Tour des Fjords lotta sino alla fine conquistando l’ultima tappa che gli regala anche un bel secondo posto finale. Nel resto della stagione, in una squadra che gli permette di avere spesso libertà, ci prova anche in corse importanti, come la Vuelta a España, concludendo in quarta posizione a La Camperona. Al Mondiale di categoria chiude secondo, ma tra i big ha saputo subito trovare una sua dimensione per cominciare bene.

3. Kristoffer Halvorsen (Sky): Di velocisti nello squadrone britannico non ce ne sono poi tantissimi, ma il problema è che spesso le selezioni vengono fatte senza di loro. Tuttavia il norvegese ha il suo spazio e prova a sfruttarlo, cogliendo alcuni buoni piazzamenti come ad Handzame Classic, battuto dal solo Alvaro Hodeg, Tour of Norway, Tour des Fjords, BinckBank Tour e Abu Dhabi Tour. Forse, visto lo spazio, ci si aspettava potesse capitalizzare un po’ di più, ma fare spesso da solo (e per di più da neoprofessionista) non è certo semplice. Di sicuro esperienza importante accumulata.

4. Lucas Hamilton (Mitchelton-Scott): In una squadra sempre più incentrata sui grandi giri, il talentino australiano ha sicuramente la strada spianata, ma deve conquistarsi il posto. Impresa non semplice e giustamente al suo primo anno non c’è fretta, iniziando dalla gavetta. Prende così parte soprattutto a brevi corse a tappe, anche importanti del WorldTour, mettendosi al servizio del team che lo impiega sempre abbastanza presto. Peccato non partecipi ad alcun GT.

5. Neilson Powless (LottoNL-Jumbo): In passato aveva già avuto modo di confrontarsi spesso con i big grazie a quella straordinaria squadra che è la Axeon Hagens, quindi ci si poteva forse aspettare qualcosina in più. Classe 1996, ha già chiuso nei dieci Giro di California e Tour of Utah, corsa nelle quali quest’anno ha invece fatto meno bene, complice chiaramente anche una preparazione diversa. Settimo comunque al Tour of Britain corso al servizio di Primoz Roglic, lo statunitense ha ribadito di potersela giocare anche grazie a buone doti contro il tempo.

6. Benoît Cosnefroy (Ag2r La Mondiale): Classe 1995, il campione del mondo U23 aveva già corso il finale di stagione con la compagine francese e aveva già vinto, dimostrando bei numeri. Ripetersi non era facile e se nella prima parte di stagione fa fatica, in estate comincia a venire fuori, con un nono posto alla Bretagne Classic, a per chiudere con un bel terzo posto in una classica storica come la Parigi – Tours. Conferme di un talento che nelle classiche può già dire la sua.

7. Niklas Eg (Trek – Segafredo): Arrivato nel WorldTour da una piccola squadra danese con ottime credenziali per le corse a tappe, è apparso ovviamente ancora acerbo per emergere tra i migliori. Il 23enne scalatore è comunque fornito buone prestazioni, disputando un interessante percorso di avvicinamento al Giro d’Italia, culminato con il quinto posto finale al Giro di Croazia. Nel corso delle tre settimane italiane ha principalmente accumulato esperienza, arrivando comunque fino a Roma senza particolari problemi.

8. Fabio Jakobsen (QuickStep – Floors): A soli 22 anni, il talento neerlandese ci ha messo veramente poco tempo ad ambientarsi nel più che competitivo ambiente della QuickStep. Già a segno nella Nokere Koerse ai primi di marzo, ha proseguito il suo velocissimo processo di crescita vincendo la Scheldeprijs e una tappa al Tour des Fjords come antipasto del primo sigillo a livello WorldTour nella prima tappa del BinckBank Tour. Altre quattro vittorie, due delle quali al Tour of Guangxi con maglia a punti annessa, in chiusura di stagione danno soltanto un primo assaggio di quello che questo ragazzo potrà fare in futuro.

9. Alexandr Riabushenko (UAE Team Emirates): Il giovane bielorusso si può definire rimandato dopo il primo anno effettivo tra i professionisti. Arrivato con buone aspettative per le corse di un giorno e per i traguardi parziali, ha centrato la top ten soltanto nella prima tappa della Vuelta a San Juan all’esordio stagionale e nella terza tappa del Giro dei Paesi Baschi alle spalle di Alaphilippe. Segnali comunque incoraggianti all’interno di una stagione con un calendario giustamente calibrato nel modo corretto per un 22enne all’esordio in un UCI WorldTeam.

10. Matteo Fabbro (Katusha – Alpecin): Il 23enne scalatore friulano era passato professionista dodici mesi fa con discrete aspettative. Al suo primo anno tra i “grandi” è stato abbastanza soddisfacente, con i dirigenti della formazione svizzera hanno deciso, con sapienza, di fargli fare esperienza principalmente nelle brevi corse a tappe WorldTour. Nessun acuto tra Giro di Catalogna, Giro di Romandia, Giro di California e Giro del Delfinato, ma nel finale di stagione è riuscito a centrare la top ten al Giro di Turchia. L’anno prossimo non potrà che migliorare, aggiungendo magari un Grande Giro al proprio bagaglio di esperienza.

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